giovedì 1 luglio 2010

Albania

Paese: Albania
il programma tv piu seguito:fiks fare
In Albania oramai da molti anni c'è una trasmissione televisiva simile a Striscia la notizia il programma di Antonio Ricci il produttore televisivo genovese che su canale 5 ha ottenuto il grande successo con Striscia la Notizia condotta da Greggio e Iachetti.

In Albania si trasmette anche Fiks Fare tutti i giorni alle 20.10 sulla tv Top Channel;televisione privata albanese.E un programma giornalistico che fa inchieste e che porta alla ribalta tutte le truffe, raggiri ,le ingiustizie o di notizie che gli albanesi non sono informati.


FIKS FARE ha iniziato la prima trasmissione il 19 dicembre 2002
Ecco un video con i due comici e le due veline.




Piatto tipico: Pilaf
La cucina albanese è simile alla cucina greca e a quella turca.
Gli antipasti in Albania si chiamano "meze", il piatto nazionale sono il riso pilaf e il tasqebap, un piatto a base di bocconcini di vitello.
Normalmente, nella cucina casalinga, i primi e i secondi piatti sono sostituiti da un piatto unico.
Si usa molto la carne, in particolare quella di agnello, vitello e maiale.
Alcuni dei dolci tradizionali sono: bakllava (v. Baklava), kadaif, hallva ecc.

Nella parte centrale il piatto tradizionale è il Tave Dheu. Ottimo è pure il cosiddetto Byrek, cucinato dalle casalinghe in diversi modi, utilizzando diversi alimenti provenienti soprattutto dal latte.
Nelle parte meridionale un piatto tradizionale, usato principalmente per colazione, è il Trahana, a base di yogurt.

Sottolineo col dire che queste tradizioni vanno scomparendo in quanto l`Albania si sta occidentalizzando e quindi si segue molto la cucina italiana..
Il riso pilaf è una ricetta di origine Turca, ma molto utilizzata in tutto il Medio Oriente; è semplicissima da preparare e ottima da abbinare a secondi piatti di pesce, carne o verdure, accompagnati da intingoli o salse, al curry, paprika o spezie varie.

Nonostante la sua origine turca, il riso pilaf (quello vero) si prepara con un particolare riso coltivato in India, nella zona dell'Himalaya: il riso Basmati dove Bas significa fragrante e Mati prodotto dalla terra e caratterizzato dalla forma lunga e sottile del chicco

Religioni: Islamica e Cristiana

Le religioni principali in Albania sono l'Islam (sunnita e sufi bektashi) e il Cristianesimo (ortodosso, protestante e cattolico).

Le stime sull'appartenenza della popolazione alle diverse religioni sono oggetto di discussione. Ciò è dovuto anche al fatto che l'Albania ha vissuto decenni sotto il regime di Enver Hoxha, un ateismo di stato, in cui la pratica religiosa era proibita. L'attuale livello di pratica religiosa, all'interno delle diverse confessioni, è perciò molto variegato. Si stima che il 60-75% della popolazione sia non religiosa (o comunque non praticante).[1]

Un poeta e intellettuale albanese, Pashko Vasa (1825-1892), scrisse: "Mos shikoni kisha e xhamia / Feja e shqiptarit asht shqiptaria" ("Non guardate chiese e moschee / la religione degli albanesi è l'albanesità"), che è divenuto poi il motto dell'Albania, rappresentandone lo spirito laico e nazionalista. Ciò è una conseguenza dei numerosi tentativi di unire l'Albania durante la conquista ottomana, mentre la religione veniva usata per dividere il Paese in fazioni.

L'ORIGINE DELLA COMUNITA' MUSULMANA IN ALBANIA
La
creazione della comunità musulmana in Albania, così come in tutti i paesi nel Sudest dell’Europa, coincide con il periodo dopo l’invasione ottomana, fine XIV secolo e la prima metà del XV secolo. Il numero dei credenti musulmani crescerà gradualmente dopo la caduta dello “Stato” albanese (1478), ossia dopo la perdita dell’eroe nazionale Skanderbeg (1468). Solo che l’islamizzazione massiva della popolazione albanese avrà luogo nel XVII, e questa per ragioni economiche e sociali. Sul fenomeno dell’islamizzazione albanese ci sono pochi studi, anche se due elementi sono indiscutibili: da una parte il ruolo che hanno svolto in questo processo le autorità locali, come per esempio il famoso Ali Pascià Tepelena, e dall’altra parte l’importanza che hanno avuto sull’islamizzazione della popolazione alcuni degli ordini musulmani mistici. A questi due elementi va

aggiunto anche un terzo, ossia che tanti giovani albanesi cristiani, venivano presi dalle autorità ottomane e costretti ad essere convertiti alla religione musulmana. Essi venivano addestrati ed erano destinati a servire all’Impero Ottomano, conosciuti con il termine “giannizzeri”, e alle loro famiglie non veniva richiesto il pagamento delle tasse che l’Impero imponeva alla popolazione albanese. In più con il passar del tempo riuscivano a raggiungere incarichi tra i più importanti, sia nell’esercito che nell’Impero. Di conseguenza, inevitabilmente, influenzavano all’islamizzazione dell’altra parte della popolazione. L’indebolimento della potenza ottomana nel XVIII secolo, la guerra di liberazione nazionale dei serbi e dei greci un secolo più tardi, come anche le ambizioni dell’Italia, della Grecia, della Serbia, e della Russia nei confronti dei territori albanesi, saranno fenomeni che porteranno al “risveglio” del nazionalismo albanese manifestato durante il Congresso di Berlino del 1878. Tutto questo porterà poi al 28 novembre del

1912, ossia l’indipendenza dell’Albania.

Dopo quasi 50 anni di persecuzione violenta e spietata da parte del regime marxista ateo (dopo la Cambogia, una delle più crudeli), la chiesa Cattolica Albanese ne usciva decimata e prostrata, ma non doma. Subito dopo i primi segnali di libertà religiosa i pochi sacerdoti superstiti iniziavano a celebrare la Messa nei cimiteri, a battezzare, a riordinare le fila dei fedeli.

La Santa Sede nel maggio del 1991 inviò una commissione composta da Mons. Lupinacci, Vescovo di Lungro, Mons. Paglia (della Comunità di S. Egidio, attualmente Vescovo di Terni) e da P. Pietro Maione, gesuita italiano ma con passapo

rto brasiliano. Lo scopo era di raggiun

gere i sacerdoti e i religiosi sopravvissuti al furore del regime comunista e di fare sia pure un sommario censimento. Infatti decine e decine di sacerdoti erano stati uccisi oppure erano morti di stenti e di vecchiaia.

Anche se i superstiti avevano iniziato a riorganizzarsi, tuttavia ignoravano quasi completamente il cammino della Chiesa negli anni precedenti. Il Concilio era un evento quasi totamente sconosciuto e così pure c'era molta ignoranza circa i Papi che si erano succeduti da Pio XII a Giovanni Paolo II.
















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